lunedì 18 luglio 2011

Gabriele Peritore alla Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati


Roma: “L’orizzonte perduto ed il dolore trattenuto”

99 poeti e 3 fotografi per il patrimonio librario della biblioteca dell’Aquila

Roma 14 lug 2011 - Nello scenario forte ed austero della Sala del refettorio della Biblioteca della Camera dei deputati è andato in scena il reading poetico per L’Aquila, con le parole della scrittrice novantenne Mila Marini, unite alle voci di altri importantissimi autori quali Bianca Maria Frabotta, Gabriella Sica, Gilberto Mazzoleni, Riccardo Duranti, Jole Chessa Olivares, Cony Ray, Gabriele Peritore, Luisa Gorlani, Daniela Fabrizi, Angelo Sagnelli, Marco Orlandi, Lina Lolli, Melchiorre Carrara e Paolina Carli.


Un intreccio e una contaminazione tra voci, parole ed immagini per ribadire il ruolo importante della cultura per la rinascita de L’Aquila e dell’ Abruzzo. Nell’introduzione Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici Letterari, ha detto: “Il progettoL’orizzonte perduto ed il dolore trattenuto” parte da un luogo istituzionale e quindi in questo luogo ha il battesimo nazionale”. Sarà il faro per altre iniziative simili in tutto il paese”. Per più di due ore si sono succedute senza interruzioni le letture di poesie e pensieri dedicati a L’Aquila e ai suoi figli morti. Parole struggenti e forti quelle della poetessa Daniela Fabrizi, che chiama gli aquilani “Fratelli operosi” e in un altro componimento dice: “la morte è anche il tacito assenso”. Esprime il forte disagio per la situazione ancora non risolta il poeta e l’antropologo di chiara fama Gilberto Mazzoleni, che definisce la storia de L’Aquila una delle storie nere della Repubblica.


Dopo la lettura dei testi poetici, è stata la volta delle immagini realizzate dai fotografi del Gruppo Occhio Quadrato, Rino Bianchi, Marcello Molino e Valentina Protopapa. Un foto racconto composto di 21 immagini in bianconero e colore che ripercorrono in modo pulito e senza fronzoli la triste esperienza del sisma del 6 aprile 2009 che ha dissolto, in pochi secondi, una comunità, ha distrutto la storia e l’architettura, ha modificato il paesaggio. Nella fotografia si legge la paralisi, la Città chiusa simile ad un teatro senza pubblico. Tutto è fermo e il paesaggio sconvolto, si avverte il senso di assenza. Nel momento della visione e dello scatto il pensiero corre a quei cortili che un tempo avevano il brusio e ora sono abbandonati, macerie. Oggetti fintamente ordinati, oggetti immobili, ormai senza padroni, giocattoli impolverati, soli e tristi, senza bambini. Fotografie che offrono lo spunto per le riflessioni, non senza un filo di speranza, perché L’Aquila e l’Abruzzo sono stati feriti ma non uccisi.

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